Sei un immigrato, hai avuto un foglio di via, e ora ti respingono la domanda di regolarizzazione anche se la legge diceva che ti potevi regolarizzare?
Sei un datore di lavoro che aveva un dipendente che lavorava in nero e non hai potuto regolarizzarlo perché non era colf o badante?
Partecipa alla manifestazione il 5 giugno, a Milano, contro la sanatoria truffa per il permesso di soggiorno.
Ritrovo in piazza Cordusio alle ore 15.00
Ritrovo in piazza Cordusio alle ore 15.00
- Prolungamento del permesso di soggiorno di almeno due anni per chi ha perso il lavoro
- Permesso di soggiorno per chi ha fatto domanda di emersione nella sanatoria 2009
- Permesso di soggiorno per chi è costretto a lavorare in nero
- No al reato di clandestinità
Chi e come poteva accedere alla “Sanatoria” 2009
A settembre del 2009 il governo emette un Decreto legge che permette l’emersione dal lavoro nero solo per Colf o Badanti. Tutti gli altri lavoratori non possono fare domanda. Molti datori di lavoro hanno dovuto “fingere” che i lavoratori alle loro dipendenze fossero colf o badanti (anche se magari erano muratori, falegnami…) per aiutarli ad avere un permesso di soggiorno; altri invece hanno licenziato i lavoratori per non dover pagare i loro contributi Inps.
Spinti dalla disperazione molti lavoratori immigrati hanno cercato qualsiasi forma possibile per avere un permesso di soggiorno. Molti hanno subito vere e proprie truffe organizzate: questo è il caso dei 600 lavoratori assunti da un’ agenzia di lavoro temporaneo a Massa Carrara che non ha presentato nemmeno una domanda di regolarizzazione. Ha chiuso ed è sparita con tutti i soldi chiesti ai lavoratori stranieri.
Ci domandiamo: CHI CREA LA CLANDESTINITÀ? Se il governo avesse fatto una legge che permetteva la regolarizzazione di tutti i lavori queste situazioni non si sarebbero verificate. Al governo interessava soltanto riempire le casse del INPS: le quasi 300 mila domande di regolarizzazione hanno portato un incasso di 150 milioni di euro. A loro non interessa combattere seriamente il lavoro nero.
Il governo cambia idea strada facendo
Secondo la legge le espulsioni non sarebbero state un motivo che impediva la regolarizzazione. Oggi, sulla base di un’interpretazione della legge, le espulsioni sono diventate un motivo per rigettare la domanda di emersione. Migliaia di immigrati hanno ricevuto espulsioni, non perché siano delinquenti ma semplicemente perché non esiste nessun modo di regolarizzarsi anche avendo un lavoro! Paradossalmente, le persone che hanno un maggior inserimento sociale rischiano di più l’espulsione. C’è chi ha avuto l’espulsione uscendo dalla scuola di italiano o perché era in un bar. Invece chi delinque è abituato a nascondersi e sa quali precauzioni prendere.
E’ necessaria una nuova regolarizzazione
L’ultima regolarizzazione ha dimostrato ancora una volta che non sono gli stranieri che vogliono rimanere nella “clandestinità” ma che appena il governo offre una possibilità cercano di mettersi in regola. Questa “sanatoria” non risolverà il problema del lavoro nero e più di 500 mila lavoratori immigrati continueranno a vivere e lavorare nella clandestinità. Urge una nuova regolarizzazione per tutti gli immigrati.
La crisi colpisce tutta la popolazione ma in particolare gli immigrati
Migliaia di lavoratori hanno perso o rischiano di perdere il lavoro. Tuttavia per i lavoratori immigrati il problema non è solo il lavoro ma il rischio di cadere nella clandestinità dopo molti anni di vita in Italia. Agli immigrati che perdono il lavoro gli viene dato un permesso di soggiorno per disoccupazione di soli 6 mesi al termine del quale se non ne trovano un altro diventeranno irregolari… insieme alle loro famiglie.
Nella nostra città sempre più repressione
Invece di favorire politiche che promuovano la convivenza, a Milano il Comune risponde decretando il coprifuoco (via Padova), con la repressione (come è accaduto con i Rom in via Triboniano) o non dà soluzioni ai problemi concreti come è il caso di centinaia di rifugiati costretti a vivere da mesi per strada. Condanniamo questi episodi ed esigiamo dalle istituzioni, politiche sociali che promuovano l’accoglienza.
Comitato Immigrati in Italia (Milano) – Comitato Primo Marzo (Milano)